I luoghi dell’anima
4 maggio 2011 alle ore 10.53
Tra passato e presente. Quando il cibo ha una storia. Nel cuore di uno dei quartieri più vivaci e multietnici di Torino, il San Salvario, si trova L’angolo di Parin
di Anna Beccaccini
L’angolo di Parin
Osteria con spaccio
Via Galliari, 29/f
Torino
Tel. 011/6692040
maggio 2010 Degusta 119
Negli anni in cui Garibaldi faceva del suo meglio per riunire la nostra penisola e farne una nazione, nasceva a Torino Giovanni Suppo, detto il Parin (in dialetto piemontese figura familiare di riferimento) patriarca di una dinastia di cultori del buon cibo.
La leggenda narra di un Parin che, ancor giovinetto, impara l’arte sacra dello stare ai fornelli, e diventa davvero bravo se lo si trova nelle cucine dei palazzi della Torino risorgimentale, chef personale di personaggi blasonati. A lui si attribuisce la preparazione di un piatto prelibato, la panada, consistente in pane casereccio raffermo cotto nel brodo, molto richiesto in particolareda un ignoto – a noi – quanto importante – personaggio torinese dell’epoca. Il Parin emigra successivamente a Lugano dove si sposa e diventa padre di un bambino, Rodolfo, morto giovane dopo aver messo al mondo cinque figli.
Sarà nonno Giovanni a vegliare sulle sorti dei pargoli e a trasmettere ad una nipote la sua passione per la cucina. Maria, questo il nome della giovane, apre nel 1968 a Torino, in via Ormea, in quello che, da sempre, è uno dei quartieri più interessanti e vivaci della città – San Salvario – un pastificio-gastronomia specializzato in prelibatezze piemontesi.
Nel 1980 l’attività della signora Maria viene ampliata grazie all’aiuto del figlio Massimo, da sempre impegnato nell’attività di famiglia, e di sua moglie Luisa Giambartolomei, psicologa clinica e psicoterapeuta, che concilia lodevolmente i suoi impegni professionali con la passione che ha “sposato”. È nel 2007, precisamente il 18 Dicembre, che, racconta Luisa, lei ed il marito realizzano il sogno dell’apertura dell’Osteria con spaccio – L’angolo di Parin, in via Galliari 29/f a Torino, nei locali adiacenti al pastificio-gastronomia creato da mamma Maria (morta nel 1990) e chiuso dai coniugi inseguito alla nascita della nuova attività di ristorazione. Per Luisa e Massimo “l’osteria è un luogo in cui si entra in relazione grazie al cibo ed attraverso esso, autentico canale primario di conoscenza”.
All’interno il piccolo locale (circa trenta coperti) ha uno stile provenzale, i tavoli in legno “vissuto” ospitano deliziosi vasetti di fiori di campo e gustosissimi grissini torinesi artigianali, alle pareti foto d’inizio Novecento, compresa quella del bisnonno Parin, ci riportano indietro di un secolo ed all’entrata del bistrot un banco frigo colmo di salumi, formaggi e leccornie piemontesi di varia natura, seduce e tenta gli avventori. In estate inoltre un minuscolo dehors rende l’Angolo di Parin ancor più affascinante.
Nel locale si possono gustare piatti semplici e genuini della cucina piemontese, sapientemente preparati dallo schivo ma cortese chef sabaudo Massimo Bonavero, dal gran bollito completo di gustose salsine all’arrosto alla Parin, dalla salsiccia brasata al risotto al nebbiolo e poi ancora agnolotti al sugo d’arrosto, polenta con formaggio raschera o toma di condove, zuppa di trote (rivisitazione della bouillabaisse), trota in carpione, merluzzo al verde e la panada di nonno Parin. Il tutto accompagnato da un apprezzabile barbera sfuso.
Un vero trionfo di sapori e colori. Degni di nota il servizio ai tavoli, cortese e gradevole ed il conto finale, decisamente economico. Da circa un anno il menu serale è scritto interamente in piemontese e varia tutti i giorni.
Insomma, tramandare le tradizioni per i Bonavero è valore imprescindibile.